Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranza, con 30 voti favore e 9 contrari, il disegno di legge in materia di reddito di dignità, contenente misure di contrasto alla povertà ed in favore dell’inclusione sociale volute dalla giunta guidata da Michele Emiliano (Pd).
Contro hanno votato le opposizioni di centrodestra (Fi e CoR), mentre in aggiunta alla maggioranza di centrosinistra ha votato favorevolmente anche Area Popolare. Non erano presenti al voto i consiglieri del Movimento 5 Stelle che per protesta, dopo che l’Ufficio di presidenza non ha ammesso i loro emendamenti, hanno abbandonato gli scranni seguendo la fine dei lavori tra il pubblico.
Potranno accedere al Reddito di Dignità regionale tutte le persone e le famiglie residenti in Puglia da almeno 12 mesi che abbiano un reddito Isee familiare non superiore a 3 mila euro, soglia che potrà essere elevata in presenza di ulteriori disponibilità finanziarie. Possono accedervi anche i cittadini comunitari o stranieri che possano dimostrare di avere la propria residenza, ovvero il luogo in cui hanno la dimora abituale in Puglia da almeno 12 mesi.
In prima applicazione il ReD prevede fino a un massimo di 600 euro al mese, per una platea stimata in 20mila famiglie, corrispondenti a circa 60mila pugliesi, ogni anno. Nell’arco di 5 anni si stima di poter raggiungere la totalità della popolazione pugliese che oggi si trova sotto la soglia di povertà. La Regione ha previsto un impegno finanziario iniziale di 70 milioni (5 dal bilancio autonomo ed i restanti tra Fondo sociale europeo e diversi Fondi statali).
«La Puglia - ha spiegato il presidente della Giunta, Michele Emiliano - è una grande Regione, perché per prima in Italia potrà fare un gesto di amore per il prossimo grazie ad una legge». Negativo il giudizio delle opposizioni che hanno bollato il ReD come un’iniziativa spot.
IL GOVERNATORE: QUESTO E' UN MIO SUCCESSO
«Oggi si conclude un percorso con un indubitabile successo della Puglia, un successo che rivendico come Presidente della Regione». Lo ha detto il Presidente della Giunta regionale pugliese, Michele Emiliano, a conclusione della discussione generale nel Consiglio regionale sul disegno di legge in materia di reddito di dignità. «Si chiama ReD, reddito di dignità, perché la dignità degli uomini è l’unico scopo che possiamo perseguire in quest’Aula. Lo scopo del gioco è infatti - ha spiegato Emiliano - la tutela della dignità di coloro che stanno fuori da quest’Aula».
«Siamo i primi a realizzare in Italia un sistema presente da decenni in tutta Europa e quando si arriva a fare qualcosa degna di un Paese europeo - ha spiegato Emiliano - dobbiamo essere contenti e non scadere nelle piccole polemiche del quotidiano. Siamo i primi a fare un gesto di amore per il prossimo trasformato in una vera e propria legge regionale, che non è assistenza, ma riscatto».
«Con il ReD - ha aggiunto - stiamo creando una sorta di struttura industriale di welfare. E’ una misura umile e ambiziosa e, attraverso di essa, cerchiamo di fare il nostro dovere. E’ un risultato importante per me, che ci ricorda che i pugliesi non sono secondi a nessuno, non ci manca nulla. A volte manca solo un pò di solidarietà tra di noi». «Questa legge - ha aggiunto - è il massimo sforzo che siamo stati in grado di fare. La nostra cultura ci impone di ritenere che quando qualcuno ha un momento di difficoltà ci deve essere sempre una seconda occasione. Una risposta completamente diversa rispetto all’inerzia che qualcosa cambi in attesa del mercato».
«Noi crediamo - ha detto ancora - che le persone siano un valore, morale, sociale e anche economico. Perché quando si restituisce a una persona o a una famiglia un ruolo nell’economia, l’hai risollevata». «E i benefici - ha aggiunto - ricadono anche su tutti, in primo luogo sul sistema dell’assistenza sociale. Essendo i primi in Italia ad adottare un provvedimento simile in una grande Regione con più di 4 milioni di abitanti e con un investimento di 70 milioni di euro l'anno, è statisticamente possibile che il fallimento dell’azione di recupero sia superiore al numero dei successi». "Ma anche solo pochi successi - ha concluso - rappresenteranno un traguardo».
M5S: MAGGIORANZA ARROGANTE
«Rimaniamo tra i cittadini ed a questo punto il nostro voto non solo non è gradito, ma non serve, vita l’ottusità e l’arroganza della maggioranza». Lo ha detto all’ANSA il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Antonella Laricchia, commentando l’abbandono degli scranni da parte dei consiglieri grillini durate l’esame degli emendamenti sul disegno di legge in materia di reddito di dignità.
«Alcuni emendamenti che andavano a trovare le coperture per estendere il Reddito di dignità ad un maggior numero di pugliesi oltre che la quantità del contributo sono stati ritenuti inammissibili dall’Ufficio di presidenza del Consiglio. Questo ha impedito di discuterli in Aula. Nel merito questi emendamenti - ha aggiunto Laricchia - parlavano dei loro vitalizzi. Noi abbiamo infatti chiesto di abolire quelli degli ex consiglieri regionali e di sostituirli con pensioni contributive, cosa che avrebbe fatto risparmiare alla Regione 10 milioni di euro l'anno».
«In più - ha aggiunto - andavano anche ad abbassare i loro stipendi, riducendoli da 7 a 5 mila euro lordi. Proponevamo di eliminare tutte le indennità di funzione e di porre l’obbligo di restituire tutti i rimborsi non spesi. Per evitare anche solo di parlare questo hanno fatto in modo che gli emendamenti non arrivassero in Aula, senza nemmeno permettere di votarlo». «Si tratta - secondo Laricchia - dell’ennesima offesa alla prima forza di opposizione, votata da 310mila pugliesi che meritano rispetto. Per questo noi abbiamo abbandonato le nostre postazioni in Aula e siamo rimasti tra i cittadini».
«Non parteciperemo al voto finale perché tutto quello che potevamo fare lo abbiamo già fatto - ha concluso - I nostri emendamenti li abbiamo proposti e se alcuni sono stati bocciati altri non sono stati nemmeno discussi. Questo Reddito di dignità che poteva essere davvero un’opportunità per sostenere le famiglie in realtà non servirà a nulla, proprio perché non si è tenuto conto di quanto proposto con i nostri emendamenti».
LOIZZO A M5S: SCENEGGIATA POLITICA
«Gli emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle erano assolutamente sgangherati e come tali ritenuti inammissibili dall’Ufficio di Presidenza. Tutto il resto è solo una sceneggiata politica». Così il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, ha commentato l'andamento dei lavori dell’Assemblea, con l’abbandono per protesta degli scranni da parte dei consiglieri grillini, durate l’esame degli emendamenti sul disegno di legge in materia di reddito di dignità.
DA CENTRODESTRA GIUDIZIO NEGATIVO
«Quella di Emiliano è stata una caduta di stile». Lo ha detto il capogruppo di Conservatori e Riformisti nel Consiglio regionale della Puglia, Ignazio Zullo, commentando la discussione generale sul disegno di legge in materia di reddito di dignità. Zullo in particolare si riferisce al giudizio espresso dal presidente della Regione sulla volontà del centrodestra di non votare il ReD «perché - secondo Emiliano - ritiene che se qualcuno è in difficoltà, stabilite determinate opportunità date dal mercato, se la debba cavare da solo».
«Spiace constatare - ha replicato Zullo in una nota - che Emiliano pur di intestarsi una battaglia più politica che sociale, soprattutto più tesa a gareggiare con i grillini e con il 'suò Renzi a chi è più 'paladino dei poverì, non ha avuto di meglio che mistificare la nobiltà dei valori e dei principi che il centrodestra coltiva, semplicemente perché con fare dittatoriale esigeva un pensiero unico da materializzarsi in un’unanimità di voto che questa Legge non meritava».
Negativo il giudizio sul ReD anche da parte del capogruppo di Fi, Andrea Caroppo: «La Giunta ha provato a fare uno sforzo cercando di colmare una lacuna esistente all’interno del nostro ordinamento. Bruciando le tappe. Il presidente Emiliano ha cercato di intestarsi una battaglia sull'individuazione di uno strumento. È ovvio che il presidente Renzi ha 'bruciatò sul tempo quella che era la proposta della Giunta regionale».
"Purtroppo siete stati battuti sul tempo - ha detto ancora - la voglia di appendersi la medaglietta quale prima Regione d’Italia non vi è riuscita anche perché la Regione Friuli Venezia Giulia aveva già fatto una sperimentazione, ha già fatto una legislazione di questo tipo, ha già adottato un sistema di carattere regionale, e badate bene la Regione Friuli lo fa con trenta milioni di euro di fondi propri di bilancio».
La nostra proposta, in maniera semplice, era invece di razionalizzare inefficienze e sprechi della nostra Regione, realizzare, come ha fatto la Regione Friuli, un tesoretto di bilancio autonomo e non creare, come qualcuno ha equivocato, un’ulteriore social card in Puglia, ma agganciare alla social card esistente, già prevista dalla legge di stabilità». «Noi avremmo solo aggiunto delle risorse a un fondo già esistente nazionale - ha concluso - avremmo agganciato delle nostre risorse e quindi non ci saremmo dovuti far carico di un sistema che è davvero macchinoso e diabolico».
CENTROSINISTRA PLAUDE
«La Puglia fa la sua parte nella lotta alla povertà». Così il capogruppo del Pd nel Consiglio regionale della Puglia, Michele Mazzarano, commenta l'approvazione del disegno di legge sul Reddito di dignità. «Il ReD non è un provvedimento qualsiasi, ma un articolato e complesso strumento legislativo con cui la Regione Puglia - spiega - si dota di un pezzo di welfare per contrastare povertà ed esclusione sociale. Non è una cosa da poco perché in questa materia sono intervenuti i continui solleciti della Commissione europea ai Paesi membri, per spingerli ad adottare misure di contrasto alla povertà».
«Il Governo nazionale - ha aggiunto - si è adeguato a queste sollecitazioni solo con l’ultima legge di stabilità, attraverso una serie di commi che aprono al ddl delega sulla povertà. In maniera macchiettistica si vuole rappresentare questo atto come il frutto velenoso del contrasto tra Emiliano e Renzi. Ma quello che stiamo facendo non è in contrasto con quanto previsto dal Governo nella legge stabilità e la Puglia agisce in coordinamento con le linee guida presenti nel ddl povertà». "Questo - ha concluso - è ascrivibile alla ferrea volontà del presidente Emiliano e della sua maggioranza».
Secondo il presidente della VI Commissione e consigliere regionale de La Puglia con Emiliano, Alfonso Pisicchio, «è stata scritta un’importante pagina non solo per la Regione ma per tutta l’Italia, dimostrando che la buona politica c'è. Con questa misura di sostegno adesso daremo una certezza in più ai tanti pugliesi rassegnati e sfiduciati».
Per il capogruppo dei Popolari, Napoleone Cera, «il Reddito di Dignità oggi varato come legge regionale è la prima risposta giusta alle diseguaglianze». Grande soddisfazione è stata espressa da Mino Borraccino (Noi a Sinistra) che ha sottolineato come questo disegno di legge «qualifichi l’attività legislativa del Consiglio e quella politica del governo regionale». Sabino Zinni (Emiliano Sindaco di Puglia) ha sottolineato come «il ddl abbia una cifra positiva nell’indagare il mondo del disagio e lenire le difficoltà che esso manifesta quotidianamente».
Per Giannicola De Leonardis, presidente del Gruppo Area Popolare, «è la prima vera legge politica del nuovo esecutivo, che traccia di fatto una riforma dei servizi sociali e delle politiche di inclusione attiva, elencando una rete fin troppo variegata di azioni contro il disagio sociale e la povertà».
Contro hanno votato le opposizioni di centrodestra (Fi e CoR), mentre in aggiunta alla maggioranza di centrosinistra ha votato favorevolmente anche Area Popolare. Non erano presenti al voto i consiglieri del Movimento 5 Stelle che per protesta, dopo che l’Ufficio di presidenza non ha ammesso i loro emendamenti, hanno abbandonato gli scranni seguendo la fine dei lavori tra il pubblico.
Potranno accedere al Reddito di Dignità regionale tutte le persone e le famiglie residenti in Puglia da almeno 12 mesi che abbiano un reddito Isee familiare non superiore a 3 mila euro, soglia che potrà essere elevata in presenza di ulteriori disponibilità finanziarie. Possono accedervi anche i cittadini comunitari o stranieri che possano dimostrare di avere la propria residenza, ovvero il luogo in cui hanno la dimora abituale in Puglia da almeno 12 mesi.
In prima applicazione il ReD prevede fino a un massimo di 600 euro al mese, per una platea stimata in 20mila famiglie, corrispondenti a circa 60mila pugliesi, ogni anno. Nell’arco di 5 anni si stima di poter raggiungere la totalità della popolazione pugliese che oggi si trova sotto la soglia di povertà. La Regione ha previsto un impegno finanziario iniziale di 70 milioni (5 dal bilancio autonomo ed i restanti tra Fondo sociale europeo e diversi Fondi statali).
«La Puglia - ha spiegato il presidente della Giunta, Michele Emiliano - è una grande Regione, perché per prima in Italia potrà fare un gesto di amore per il prossimo grazie ad una legge». Negativo il giudizio delle opposizioni che hanno bollato il ReD come un’iniziativa spot.
IL GOVERNATORE: QUESTO E' UN MIO SUCCESSO
«Oggi si conclude un percorso con un indubitabile successo della Puglia, un successo che rivendico come Presidente della Regione». Lo ha detto il Presidente della Giunta regionale pugliese, Michele Emiliano, a conclusione della discussione generale nel Consiglio regionale sul disegno di legge in materia di reddito di dignità. «Si chiama ReD, reddito di dignità, perché la dignità degli uomini è l’unico scopo che possiamo perseguire in quest’Aula. Lo scopo del gioco è infatti - ha spiegato Emiliano - la tutela della dignità di coloro che stanno fuori da quest’Aula».
«Siamo i primi a realizzare in Italia un sistema presente da decenni in tutta Europa e quando si arriva a fare qualcosa degna di un Paese europeo - ha spiegato Emiliano - dobbiamo essere contenti e non scadere nelle piccole polemiche del quotidiano. Siamo i primi a fare un gesto di amore per il prossimo trasformato in una vera e propria legge regionale, che non è assistenza, ma riscatto».
«Con il ReD - ha aggiunto - stiamo creando una sorta di struttura industriale di welfare. E’ una misura umile e ambiziosa e, attraverso di essa, cerchiamo di fare il nostro dovere. E’ un risultato importante per me, che ci ricorda che i pugliesi non sono secondi a nessuno, non ci manca nulla. A volte manca solo un pò di solidarietà tra di noi». «Questa legge - ha aggiunto - è il massimo sforzo che siamo stati in grado di fare. La nostra cultura ci impone di ritenere che quando qualcuno ha un momento di difficoltà ci deve essere sempre una seconda occasione. Una risposta completamente diversa rispetto all’inerzia che qualcosa cambi in attesa del mercato».
«Noi crediamo - ha detto ancora - che le persone siano un valore, morale, sociale e anche economico. Perché quando si restituisce a una persona o a una famiglia un ruolo nell’economia, l’hai risollevata». «E i benefici - ha aggiunto - ricadono anche su tutti, in primo luogo sul sistema dell’assistenza sociale. Essendo i primi in Italia ad adottare un provvedimento simile in una grande Regione con più di 4 milioni di abitanti e con un investimento di 70 milioni di euro l'anno, è statisticamente possibile che il fallimento dell’azione di recupero sia superiore al numero dei successi». "Ma anche solo pochi successi - ha concluso - rappresenteranno un traguardo».
M5S: MAGGIORANZA ARROGANTE
«Rimaniamo tra i cittadini ed a questo punto il nostro voto non solo non è gradito, ma non serve, vita l’ottusità e l’arroganza della maggioranza». Lo ha detto all’ANSA il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Antonella Laricchia, commentando l’abbandono degli scranni da parte dei consiglieri grillini durate l’esame degli emendamenti sul disegno di legge in materia di reddito di dignità.
«Alcuni emendamenti che andavano a trovare le coperture per estendere il Reddito di dignità ad un maggior numero di pugliesi oltre che la quantità del contributo sono stati ritenuti inammissibili dall’Ufficio di presidenza del Consiglio. Questo ha impedito di discuterli in Aula. Nel merito questi emendamenti - ha aggiunto Laricchia - parlavano dei loro vitalizzi. Noi abbiamo infatti chiesto di abolire quelli degli ex consiglieri regionali e di sostituirli con pensioni contributive, cosa che avrebbe fatto risparmiare alla Regione 10 milioni di euro l'anno».
«In più - ha aggiunto - andavano anche ad abbassare i loro stipendi, riducendoli da 7 a 5 mila euro lordi. Proponevamo di eliminare tutte le indennità di funzione e di porre l’obbligo di restituire tutti i rimborsi non spesi. Per evitare anche solo di parlare questo hanno fatto in modo che gli emendamenti non arrivassero in Aula, senza nemmeno permettere di votarlo». «Si tratta - secondo Laricchia - dell’ennesima offesa alla prima forza di opposizione, votata da 310mila pugliesi che meritano rispetto. Per questo noi abbiamo abbandonato le nostre postazioni in Aula e siamo rimasti tra i cittadini».
«Non parteciperemo al voto finale perché tutto quello che potevamo fare lo abbiamo già fatto - ha concluso - I nostri emendamenti li abbiamo proposti e se alcuni sono stati bocciati altri non sono stati nemmeno discussi. Questo Reddito di dignità che poteva essere davvero un’opportunità per sostenere le famiglie in realtà non servirà a nulla, proprio perché non si è tenuto conto di quanto proposto con i nostri emendamenti».
LOIZZO A M5S: SCENEGGIATA POLITICA
«Gli emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle erano assolutamente sgangherati e come tali ritenuti inammissibili dall’Ufficio di Presidenza. Tutto il resto è solo una sceneggiata politica». Così il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, ha commentato l'andamento dei lavori dell’Assemblea, con l’abbandono per protesta degli scranni da parte dei consiglieri grillini, durate l’esame degli emendamenti sul disegno di legge in materia di reddito di dignità.
DA CENTRODESTRA GIUDIZIO NEGATIVO
«Quella di Emiliano è stata una caduta di stile». Lo ha detto il capogruppo di Conservatori e Riformisti nel Consiglio regionale della Puglia, Ignazio Zullo, commentando la discussione generale sul disegno di legge in materia di reddito di dignità. Zullo in particolare si riferisce al giudizio espresso dal presidente della Regione sulla volontà del centrodestra di non votare il ReD «perché - secondo Emiliano - ritiene che se qualcuno è in difficoltà, stabilite determinate opportunità date dal mercato, se la debba cavare da solo».
«Spiace constatare - ha replicato Zullo in una nota - che Emiliano pur di intestarsi una battaglia più politica che sociale, soprattutto più tesa a gareggiare con i grillini e con il 'suò Renzi a chi è più 'paladino dei poverì, non ha avuto di meglio che mistificare la nobiltà dei valori e dei principi che il centrodestra coltiva, semplicemente perché con fare dittatoriale esigeva un pensiero unico da materializzarsi in un’unanimità di voto che questa Legge non meritava».
Negativo il giudizio sul ReD anche da parte del capogruppo di Fi, Andrea Caroppo: «La Giunta ha provato a fare uno sforzo cercando di colmare una lacuna esistente all’interno del nostro ordinamento. Bruciando le tappe. Il presidente Emiliano ha cercato di intestarsi una battaglia sull'individuazione di uno strumento. È ovvio che il presidente Renzi ha 'bruciatò sul tempo quella che era la proposta della Giunta regionale».
"Purtroppo siete stati battuti sul tempo - ha detto ancora - la voglia di appendersi la medaglietta quale prima Regione d’Italia non vi è riuscita anche perché la Regione Friuli Venezia Giulia aveva già fatto una sperimentazione, ha già fatto una legislazione di questo tipo, ha già adottato un sistema di carattere regionale, e badate bene la Regione Friuli lo fa con trenta milioni di euro di fondi propri di bilancio».
La nostra proposta, in maniera semplice, era invece di razionalizzare inefficienze e sprechi della nostra Regione, realizzare, come ha fatto la Regione Friuli, un tesoretto di bilancio autonomo e non creare, come qualcuno ha equivocato, un’ulteriore social card in Puglia, ma agganciare alla social card esistente, già prevista dalla legge di stabilità». «Noi avremmo solo aggiunto delle risorse a un fondo già esistente nazionale - ha concluso - avremmo agganciato delle nostre risorse e quindi non ci saremmo dovuti far carico di un sistema che è davvero macchinoso e diabolico».
CENTROSINISTRA PLAUDE
«La Puglia fa la sua parte nella lotta alla povertà». Così il capogruppo del Pd nel Consiglio regionale della Puglia, Michele Mazzarano, commenta l'approvazione del disegno di legge sul Reddito di dignità. «Il ReD non è un provvedimento qualsiasi, ma un articolato e complesso strumento legislativo con cui la Regione Puglia - spiega - si dota di un pezzo di welfare per contrastare povertà ed esclusione sociale. Non è una cosa da poco perché in questa materia sono intervenuti i continui solleciti della Commissione europea ai Paesi membri, per spingerli ad adottare misure di contrasto alla povertà».
«Il Governo nazionale - ha aggiunto - si è adeguato a queste sollecitazioni solo con l’ultima legge di stabilità, attraverso una serie di commi che aprono al ddl delega sulla povertà. In maniera macchiettistica si vuole rappresentare questo atto come il frutto velenoso del contrasto tra Emiliano e Renzi. Ma quello che stiamo facendo non è in contrasto con quanto previsto dal Governo nella legge stabilità e la Puglia agisce in coordinamento con le linee guida presenti nel ddl povertà». "Questo - ha concluso - è ascrivibile alla ferrea volontà del presidente Emiliano e della sua maggioranza».
Secondo il presidente della VI Commissione e consigliere regionale de La Puglia con Emiliano, Alfonso Pisicchio, «è stata scritta un’importante pagina non solo per la Regione ma per tutta l’Italia, dimostrando che la buona politica c'è. Con questa misura di sostegno adesso daremo una certezza in più ai tanti pugliesi rassegnati e sfiduciati».
Per il capogruppo dei Popolari, Napoleone Cera, «il Reddito di Dignità oggi varato come legge regionale è la prima risposta giusta alle diseguaglianze». Grande soddisfazione è stata espressa da Mino Borraccino (Noi a Sinistra) che ha sottolineato come questo disegno di legge «qualifichi l’attività legislativa del Consiglio e quella politica del governo regionale». Sabino Zinni (Emiliano Sindaco di Puglia) ha sottolineato come «il ddl abbia una cifra positiva nell’indagare il mondo del disagio e lenire le difficoltà che esso manifesta quotidianamente».
Per Giannicola De Leonardis, presidente del Gruppo Area Popolare, «è la prima vera legge politica del nuovo esecutivo, che traccia di fatto una riforma dei servizi sociali e delle politiche di inclusione attiva, elencando una rete fin troppo variegata di azioni contro il disagio sociale e la povertà».