Il decreto arriverà rapidamente, forse già venerdì. La gran parte dei pensionati dovrà comunque attendere.
La soluzione alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il blocco delle indicizzazioni voluto dal governo Monti nel 2011 vale oltre dieci miliardi di euro. E' in arrivo il decreto, ma per il pagamento degli arretrati la gran parte dei pensionati dovrà comunque attendere. RIMBORSI A TAPPE La soluzione alla quale lavorano in queste ore i tecnici è una restituzione del dovuto "a tappe", per il momento limitata ai redditi più bassi, quelli attorno ai 1.500 euro netti. E poiché i fondi sono pochi, e di nuove tasse non se ne parla, parte della copertura dovrebbe essere garantita dal gettito della "voluntary disclosure", il provvedimento per il rientro dei capitali evasi. I PALETTI EUROPEI Il problema è quello di garantire i rimborsi dovuti dalla sentenza della Corte Costituzionale senza sforare da quelli che sono i vincoli europei. Un onere che il governo vorrebbe spalmare su più anni. Ma le regole europee, che la Commissione ha intenzione di rispettare, non ci lasciano scampo: le conseguenze finanziarie di quella decisione dovranno essere conteggiate nel deficit di quest'anno. PRIMA LE PENSIONI BASSE Per restare sotto al margine di sicurezza del tre per cento di deficit, il governo può infatti impegnare solo fra i tre e i quattro miliardi di euro. Una cifra appena sufficiente a restituire il dovuto alla prima fascia di pensionati interessati dal blocco, quelli con assegni da tre a quattro volte il minimo: a loro gli arretrati potrebbero essere erogati entro l'estate. LIMITE A 3.500 EURO Per conteggiare il dovuto a ciascun pensionato l'Inps ha infatti bisogno di almeno due-tre mesi. Gli altri dovranno attendere almeno l'autunno. In ogni caso l'asticella dei rimborsi si fermerà a 3.500-3.700 euro, la cifra che la stessa Corte, in una precedente sentenza, aveva valutato come sufficiente per giustificare un blocco delle indicizzazioni. IL COMPROMESSO CON BRUXELLES L'obiettivo dell'esecutivo è quello di convincere la Commissione a dire sì ad una copertura anomala, ovvero le maggiori entrate che stanno affluendo da chi ha deciso di pagare sanzioni e interessi per il rientro dei capitali trasferiti illecitamente all'estero. Nel documento di economia e finanza le maggiori entrate sono simbolicamente stimate in un euro, ma il governo è convinto che le entrate possano raggiungere i tre-quattro miliardi. Il compromesso per convincere Bruxelles a dire sì a questa soluzione è verificare l'andamento delle maggiori entrate di mese in mese: se le entrate saranno quelle promesse, allora il governo avrà spazio per gli arretrati. Esaurito il margine del tre per cento, un euro può uscire solo se uno entra. Il 10 aprile 2015 è stato approvato il DPCM che regolamenta l’operatività relativa al cosiddetto “bonus bebè” introdotto dalla Legge di Stabilità 2015.
IL BONUS La nuova disciplina prevede che per ogni figlio nato o adottato tra il 1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 lo Stato riconosca un contributo di importo pari a 960 euro all'anno, erogato in rate mensili da 80 euro a partire dal mese di nascita o di adozione del bambino. CHI PUO' BENEFICIARNE La richiesta del bonus bebè potrà essere presentata dai genitori italiani e da quelli con cittadinanza europea o extracomunitaria. In questi due ultimi casi sarà però necessaria la residenza in Italia e, ove previsto, il possesso del permesso di soggiorno. Il riconoscimento del bonus bebè sarà valido solo per i genitori che possano dimostrare un ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) in corso di validità non superiore a 25.000 euro annui. Qualora poi l'ISEE non dovesse superare i 7.000 euro annui, ecco che l'importo viene raddoppiato arrivando a 160 euro al mese (1.920 euro annui). QUANTO DURA L'assegno sarà erogato sino al terzo compleanno o, in caso di adozione, fino al terzo anno in cui il bambino è entrato a far parte della famiglia. Attenzione però: sarà obbligatorio il mantenimento dei requisiti ISEE a suo tempo dichiarati nella domanda di riconoscimento del bonus. LA DOMANDA ALL'INPS La somma non viene erogata, eventualmente, dai sostituti d’imposta ma è posta a carico direttamente dell'INPS. Quindi per ottenere il bonus bebè si dovrà compilare una domanda. Ci si potrà anche rivolgere ad un Caf, ad un patronato o ad un intermediario abilitato che provvederà a predisporre il modello di domanda e a trasmetterlo direttamente all'Istituto. Per essere sicuri di ottenere il bonus bebè sin dal primo mese, la domanda dovrà essere presentata entro 90 giorni dalla nascita o l'entrata in famiglia del bambino e, dopo averla ricevuta, l'INPS provvederà a verificare il possesso dei requisiti. Qualora l'istanza venga presentata dopo 90 giorni dalla nascita, il bonus bebè decorrerà solo a partire da tale data. La domanda andrà presentata una sola volta e sarà valevole per tutto il triennio, in quanto sarà necessario rinnovare solo la dichiarazione ISEE. BONUS E IRPEF L'assegno non è cumulativo ai fini IRPEF e quindi non deve essere dichiarato nell'annuale dichiarazione dei redditi (modello 730 o Unico) e non concorre alla determinazione del reddito complessivo. LA REVOCA Nel caso in cui, in capo ai genitori, venissero meno i requisiti necessari all'attribuzione del bonus bebè (es: superamento dell'indice ISEE), l'INPS sospenderà l'erogazione dell'assegno. Il bonus bebè, inoltre, verrà revocato nei casi di: decesso del figlio; revoca dell’adozione; decadenza dall’esercizio della responsabilità genitoriale; affidamento del figlio a terzi; affidamento esclusivo del figlio al genitore che non ha presentato la domanda. Sarà cura dei genitori comunicare immediatamente all'INPS le cause di decadenza, pena la restituzione delle somme indebitamente corrisposte e percepite. I LIMITI Ricordiamo che le somme destinate al finanziamento del bonus bebè sono ad esaurimento. Quindi, qualora l'INPS dovesse riscontrare richieste ed erogazioni di somme maggiori di quanto stanziato, le domande non verranno più accettate fino a quando non verrà rideterminato l?importo annuo dell’assegno e i valori ISEE per l'accesso al beneficio. RIEPILOGO Un limite ISEE annuo fino a 7.000 euro comporta un bonus bebè mensile di 160 euro (1.920 annuali). Un limite ISEE da 7.001 euro a 25.000 euro comporta un bonus bebè mensile di 80 euro mensili (960 euro annuali). Un limite ISEE oltre i 25.000 euro non prevede alcun bonus bebè. |